Simone Galimberti: Album- Et in Arcadia ego

Queste “ vanitas” sono la serie di opere che preferisco dipingere ultimamente. I motivi sono tanti, in parte c’è il rappresentare qualcosa di “brutto” in maniera “bella” che è un po’ la missione principale dell’arte. Poi c’è il forte simbolismo che permea il teschio, uno di quei simboli atavici per eccellenza. Il rappresentarlo è sia farlo proprio, che esorcizzarlo. L’arte è qualcosa che ha l’anelito all’immortalità, eternando chi la fa e rimanendo ( si spera!) nei secoli, quindi mi sembra naturale cercare di dipingere il simbolo di questa , forse vana, lotta conto il tempo. Mi piace spesso affiancarlo alla figura femminile, perché in quest’associazione si allarga enormemente il ventaglio di significati. La donna è la metafora del Bello per eccellenza, mentre il teschio del Brutto, il femminile porta vita , è l’essenza della vita stessa, e rappresentarla che scherza, o che gioca o che medita davanti al teschio, cioè la morte, la negazione di ciò che rappresenta il femminile, crea una tensione immaginativa che trovo molto stimolante. Ma si carica anche di significati più inquietanti, soprattutto nell’ottica maschile che guarda il femminile. Il femminile nella sua potenza è anche “pericoloso” per il maschile, può finire per annientarlo e farlo soccombere ( in un’interpretazione vagamente freudiana…). Associata alla donna c’è la rosa, che metto negli ultimi lavori. L’iconografia è quella tradizionale della” vanitas” della riflessione sul tempo che passa, la rosa che appassisce, la bellezza che se ne va …… ma spero si colga anche un altro significato, quello dell’amore che vince il tempo, come appunto in “Immortal” e " Farewell”

Mi fa pensare a un’addio solo terreno che rimanda a un’amore invece eterno.